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28.03.2024

Casa Giavera: un’esperienza di comunità territoriale

Una casa di accoglienza per persone immigrate può rimanere slegata dal territorio in cui è inserita? Che senso assume il lavoro con le persone che la abitano se rimane un’isola senza contatti con l’esterno?

Il percorso di vita delle persone è immerso in una rete di interazioni e relazioni sociali più o meno strette che lo sostengono e lo nutrono nelle diverse fasi evolutive. La ricchezza e la solidità di tali connessioni ne determinano l’andamento, le direzioni che può prendere e la possibilità di ridefinirsi nonostante le difficoltà incontrate.

La nostra quotidianità operativa ci spinge spesso a lavorare e a concentrare le energie progettuali nella risposta ai bisogni più urgenti delle persone, mantenendo sempre una centratura sulla relazione e sul percorso di autonomia, ma talvolta relegando ai margini la sfera della socialità e dei legami con l’esterno. 

La sfida che come equipe di Casa Giavera cerchiamo di perseguire è quella di mantenere vivo e costante il contatto e l’incontro con il territorio, per superare i pregiudizi reciproci e per fare un pezzo di strada insieme. In questi anni, a volte con successo, a volte con fatica, abbiamo cercato di far crescere con delicatezza una buona relazione con le persone delle parrocchie e con l’intera comunità del territorio.

Conoscere persone nuove, condividere gioie e fatiche di chi inizia nel territorio un nuovo capitolo della propria vita, scoprire lingue, suoni e sapori diversi da quelli a cui si è abituati, sono tutte esperienze che danno la possibilità di aprirsi come persone e di scoprire che si può anche affiancare chi è nuovo nella comunità e può avere bisogno di aiuto per inserirsi meglio.

È su queste basi che a febbraio è nato un gruppo di persone che ha iniziato a conoscersi e ad aiutarsi. Tredici di queste mettono a disposizione il proprio tempo e le proprie energie con l’obiettivo di sostenere alcuni ragazzi nel raggiungere il Cpia di Biadene per frequentare i corsi di italiano. Uno scambio di passaggi, ma anche di chiacchiere e di messaggi nella chat del gruppo in cui ci si mette d’accordo sugli orari, si scherza insieme, si scambiano informazioni sul lavoro o su altre cose che succedono nel territorio.

Un’altra esperienza significativa nata dalla connessione di Casa Giavera con le parrocchie del territorio è rappresentata dall’apertura di un appartamento di co-housing a Camalò di Povegliano. La parrocchia ha offerto in locazione alla cooperativa, un appartamento in cui ad oggi abitano 4 giovani uomini che per molto tempo hanno vissuto a Casa Giavera. Se per il primo periodo la permanenza all’interno di Casa Giavera era necessaria per il rilascio di un permesso di soggiorno e per la ricerca di un lavoro, una volta ottenuto il documento e raggiunta un’autonomia lavorativa ed economica, questi giovani si sono trovati nell’impossibilità di reperire una soluzione abitativa autonoma. La messa a disposizione di questo alloggio ha permesso ai ragazzi di fare un ulteriore passo verso l’autonomia individuale, sia in termini di assunzione di responsabilità e mantenimento degli impegni presi nella gestione dell’alloggio, che in termini relazionali. Si trovano infatti immersi in un nuovo contesto relazionale e partendo dalla sperimentazione di una buona relazione di vicinato e di nuove connessioni con il parroco e i gruppi giovanili della parrocchia, possono costruire nel tempo legami più stabili e forti.

Le azioni di accoglienza e di sviluppo di comunità di Casa Giavera sono rese possibili dal costante sostegno economico della Diocesi di Treviso attraverso il contributo 8xmille, nella convinzione che un altro mondo di relazioni sia possibile.

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